DA..... IO TI PRENDO....A....IO TI ACCOLGO

Momento di riflessione sul rito del matrimonio

IO TI PRENDO COME MIA SPOSA
(Claudio Baglioni)

Io ti prendo come mia sposa
davanti a Dio
e ai verdi prati
ai mattini colmi di nebbia
ai marciapiedi addormentati
alle fresche sere d'estate
a un grande fuoco sempre acceso
alle foglie gialle d'autunno
al vento che non ha riposo
alla luna bianca signora
al mare quieto della sera
io ti prendo come mia sposa
davanti ai campi di mimose
agli abiti bianchi di neve
ai tetti delle vecchie case
ad un cielo chiaro e sereno
al sole strano dei tramonti
io ti prendo come mia sposa
davanti a Dio.

Il testo di questa canzone è contenuto nell’album “Questo piccolo grande amore” del 1972.
Album con cui Baglioni raggiunge il successo.
Un testo immediato, semplice e nello stesso tempo ricco di spunti circa il tema del matrimonio.
 

DA "IO TI PRENDO" A "IO TI ACCOLGO"

Se Baglioni scrivesse questa canzone oggi dovrebbe cambiare sia il titolo che alcune parti del testo.
Infatti il riferimento alle parole del consenso con cui gli sposi celebrano il rito e il sacramento del matrimonio è evidente:

Io N., prendo te, N., come mia sposa.
e prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.

Ma a partire dal 2004 sono intervenuti alcuni cambiamenti nel rito del matrimonio toccando anche la parte che riguarda il consenso. Infatti oggi gli sposi si scambiano il seguente consenso:

Io N., accolgo te, N., come mia sposa.
Con la grazia di Cristo
prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.

Cambiamento di un verbo e l’aggiunta di una riga. Poche cose, ma che cambiano completamente l’orizzonte entro cui si inserisce l’amore sponsale. “Io prendo te…” rimanda e risalta in modo particolare la dimensione giuridica del matrimonio inteso come contratto. “Io accolgo te…..” inserisce invece l’amore degli sposi nell’orizzonte biblico in cui gli sposi sono  presentati come un dono reciproco di Dio, un dono quindi da accogliere.
(Gen 2,18-24) Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Sappiamo tutti ormai che oggi celebrare il proprio amore come sacramento è una scelta non più confacente con il sentire sociale. Questo mette maggiormente in risalto il suo essere “vocazione”, strada attraverso cui gli sposi sono chiamati a farsi compagni di Cristo e degli uomini. Ed ecco allora la necessità e la consapevolezza che tutto questo è possibile solo a partire dalla sua grazia.

SPOSARSI CON SEMPLICITA'

Prendendo spunto anche da alcune trasmissioni televisive assistiamo oggi, spesso, ad una stucchevole  spettacolarizzazione del matrimonio. Consulenti per l’abito della sposa, della mamma, della nonna, del papà e del fratello, consulenti per la preparazione dell’ambiente dove si celebrerà il matrimonio, consulenti per il pranzo,ecc..  trasformando la celebrazione del matrimonio in qualcosa di complesso, difficile e soprattutto per miliardari.
Nel testo di Baglioni si risente un po’ del clima del  ’68. Un momento di contestazione generale di tutto quello che rimanda a tradizione, a istituzione, a norme, documenti  e timbri, ma contemporaneamente riporta l’atto dello sposarsi alla sua essenza, alla sua semplicità.
Quella semplicità, essenzialità  che dovrebbe accompagnare ogni gesto ed ogni azione di un cristiano.
Io ti prendo come mia sposa davanti……. ad alcuni testimoni:
- La natura, con i suoi prati verdi e i campi di mimose, il vento e la nebbia del mattino
- Le stagioni, con le foglie gialle e la nebbia d’autunno, le fresche sere d’estate e la bianca neve d’inverno
- Il cielo, con la bianca luna e il sole dei tramonti,
- I paesi, con i tetti delle case e i marciapiedi
Perché l’amore tra due persone appartiene alla natura, alla creazione.
Ma il testimone più importante di questo momento in cui due persone si “consegnano” vicendevolmente è Dio, tant’è che lo troviamo in apertura e in chiusura del testo. L’amore ha sempre a che fare con la passione dell’infinito, del “per sempre” …….di Dio.

 

IL LINGUAGGIO DELL'AMORE, DELLA NATURA E DI DIO

La semplicità del testo di Baglioni e il suo coinvolgere la natura rimanda a un piccolo libretto biblico quasi sconosciuto, spesso tralasciato, ma che è definito il cuore stesso della bibbia “Il Cantico dei Cantici”. E’ un libretto breve, 8 capitoli, e narra della relazione d’amore tra una giovane e un giovane. Nelle sue righe si incontrano tutte le sfumature e le emozioni che accompagnano una relazione, ma anche la passione e la dolcezza dell’amore. Molto belle le pagine in cui i due innamorati, ponendosi di fronte uno all’altro, descrivono la reciproca bellezza fisica. Per fare questo usano delle immagini presi dalla natura.


LEI DESCRIVE IL SUO AMATO (Ctc 5,10-16)

10L'amato mio è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra una miriade.
11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli sono grappoli di palma,
neri come il corvo.
12I suoi occhi sono come colombe
su ruscelli d'acqua;
i suoi denti si bagnano nel latte,
si posano sui bordi.
13Le sue guance sono come aiuole di balsamo
dove crescono piante aromatiche,
le sue labbra sono gigli
che stillano fluida mirra.
Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo ventre è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è l'amato mio, questo l'amico mio,
o figlie di Gerusalemme.

LUI DESCRIVE LA SUA AMATA (Ctc 4,1-6)

1Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono come un gregge di capre,
che scendono dal monte Gàlaad.
2I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte hanno gemelli,
nessuna di loro è senza figli.
3Come nastro di porpora le tue labbra,
la tua bocca è piena di fascino;
come spicchio di melagrana è la tua tempia
dietro il tuo velo.
4Il tuo collo è come la torre di Davide,
costruita a strati.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di eroi.
5I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano tra i gigli.
6Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
me ne andrò sul monte della mirra
e sul colle dell'incenso..
Tutta bella sei tu, amata mia,
e in te non vi è difetto.


E’ interessante questo guardarsi e descriversi della coppia. Ci aiuta a ricordare che l’amore è sempre incarnato e questa incarnazione appartiene alla creazione di cui siamo parte.